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Usi e costumi

Sapere che alla cena dove ci avevano invitato c’erano dei conoscenti israeliani e quindi cercare un vino israeliano per fare loro una sorpresa è stato un atto cosciente

Che il vino fosse anche decente è stato un risultato cercato e auspicato, per quanto non del tutto scontato date le mie limitate conoscenze dei vini di quell’area

Che il vino fosse non soltanto kosher ma anche mevushal (pastorizzato), così che anche l’ebreo ortodosso ha potuto berlo nonostante lo avesse aperto un goy (io), ammetterò, è stato puro culo

È difficile essere ebrei (cit.) Aggiungerò: è anche difficile averci a che fare, se si vogliono rispettare le loro idiosincrasie

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  1. gennaio 26, 2009 alle 15:55

    Già, in questi casi la figurina marrone è sempre in agguato…

  2. gennaio 26, 2009 alle 16:18

    ahah… beh ti è andata bene, direi. Comunque vale per tante categorie. coN I VEGETARiani, per esempio, non ci sono problemi con il vino, ma pensa quando jacopo mi chiese di fare uan torta salata per una festa di suoi clienti e io, dopo aver chiesto: “sono vegetariani?” “nooooo” feci una meravigliosa quiche con la pancetta..Erano quasi tutti vegetariani…

  3. gennaio 26, 2009 alle 16:23

    ESSE: quella ci aspetta a ogni passo della nostra vita
    tortadimele: che poi, se non ci mettevi la pancetta, si andava a scoprire che erano vegan e ti osteggiavano burro, formaggio e uova. Magari ti adattavi anche a questo e si scopriva che erano crudisti…

  4. gennaio 26, 2009 alle 16:36

    se la fortuna aiuta è meno difficile
    vale sempre la pena provarci

  5. gennaio 26, 2009 alle 16:36

    e una torta salata cruda ti sfido…

  6. gennaio 26, 2009 alle 16:46

    yetbutaname: se ci hai provato, non devi mai chiedere scusa. A quel punto è in difetto chi solleva troppe eccezioni, penso
    tortadimele: ora non posso mettermi a cercare, ma ho visto che i pazzi con gli ingredienti crudi fanno questo e altro. Ti stupirebbe (ma non credo che ti attrarrebbe, con me almeno non ha avuto questo esito)

  7. gennaio 26, 2009 alle 17:11

    esatto. alla fine è un problema di chi ci ha i problemi, eh. (io l’unicissima cosa che non mangio sono i finocchi cotti. e una carne nera e spugnosa in brodo nero mangiata al confine fra thailandia e birmania, in un posto dimenticato da dio e dagli uomini. quindi sentiti libero. ma mangio e bevo tanto, eh)

  8. gennaio 26, 2009 alle 17:58

    Cinas: finocchi cotti in nessun modo? Che lessi in effetti sono di grande tristezza, ma gratinati con un sacco di parmigiano… Comunque, che mangi tanto è un non problema, a me dà molta soddisfazione la gente che mangia. Vedo più problematici altri secondari dettagli logistici.

  9. gennaio 26, 2009 alle 18:22

    Io non conosco quasi per nulla le usanze ebraiche, ma quel poco che so è che sono molto restrittive. Ad esempio, è vero che non possono usare stoviglie dove stato servito o cucinato cibo non kosher?
    (E’ giusto “kosher” e a cosa si riferisce, precisamente?)

  10. gennaio 26, 2009 alle 18:47

    Mint: “kosher” si può tradurre molto alla carlona con “adatto”, “conforme”. Quanto alle norme, tanto per cambiare gli Ebrei non sono molto d’accordo su come interpretarle, quindi c’è un’estrema varietà e ognuno si fida in pratica di quello che dice il suo rabbino (se si fida del rabbino, fiducia che può anche essere temporanea). Per dire, la regola che il sabato non si viaggia può significare che, purché tu resti nella tua città, vai dove ti pare. Oppure, che qualunque spostamento fuori da casa tua vada interpretato come “viaggio”, quindi una volta a settimana ti devi praticamente rinchiudere. Il fatto che il vino debba essere pastorizzato non è tanto dovuto a che un non ebreo possa contaminarlo toccandolo, ma che possa in qualche modo celebrarci un rito idolatra prima di servirlo a un ebreo. In teoria, se la bottiglia viene aperta in presenza dell’ebreo e il vino servito subito, non dovrebbe esserci problema. Ecco che però il paranoico non ha modo di sapere se quei movimenti che il non ebreo ha compiuto servendo il vino non siano magari parte di un rito e che quindi la certezza matematica te la dà solo il non fargli toccare proprio la bottiglia, o il servire un vino pastorizzato (e quindi “morto”).
    Credo che anche la storia delle stoviglie possa avere un’origine simile. Un ebreo, ad esempio, non ha modo di sapere se il gentile che ha cucinato la carne non ha usato, per esempio, una pentola in cui prima ha cucinato qualcosa contenente formaggio, violando quindi il tabù “non mangerai l’agnello cotto nel latte di sua madre”. Altri invece magari trovano il lavaggio col sapone fra una cottura e l’altra una garanzia sufficiente, e così via impazzendo. C’è di buono che gli ebrei sono persone di spirito: almeno metà delle battute ebraiche nascono da modi a volte geniali di aggirare questi precetti.

  11. gennaio 26, 2009 alle 20:13

    se posso permettermi, hai avuto una dose di culo non indifferente!
    ma concordo con cinas (è noto che ci sto provando con lui, quindi, non posso esimermi): il problema è di chi ha le idiosincrasie, eccheccappero!!

    (ok, sono appena arrivata e già mi permetto di fare la stronzetta… torno in ginocchio sui ceci…)

  12. gennaio 26, 2009 alle 20:16

    In un libro che ho letto c’era una famiglia di ebrei che, rispettando il precetto che il sabato non si deve fare nessuna attività (e il sabato cominciava dopo la cena del venerdì sera), avevano un ragazzo gentile (nel senso di non ebreo, non di carino) che andava a casa loro dopo che erano andati a letto e spengeva tutte le candele, perchè questo era un lavoro e loro non potevano farlo.
    Poi il ragazzo una sera becca una delle figlie ancora alzata e lei poi fa in modo da farsi beccare tutte le settimane e poi vi potete immaginare come va a finire.

  13. gennaio 26, 2009 alle 20:31

    mauvaiseganja: dai, alzati da quei ceci. Se uno fuma della ganja di cattiva qualità può succedere. (stronzetto per stronzetto, facciamo gli splendidi anche noi ;-P )
    Perladarsella: urca… Immagino che il padre gli abbia proposto l’alternativa di usare una lama a minore o maggiore profondità, ma sempre su quella precisa parte del corpo!

  14. gennaio 26, 2009 alle 20:56

    Ora devi sciorinare le battute ebraiche.
    E’ dovuto.

    saluti.

  15. gennaio 26, 2009 alle 21:24

    Loading: purtroppo, di pertinente ne ricordo solo una piuttosto scema. Due ebrei si vantano di quanto sia bravo il loro rabbino. “Ah, il mio è bravissimo. Non c’è una domanda a cui non riesca a rispondere, sembra quasi in rapporto diretto con Dio.” “Oy vey, mio povero amico, questo è niente. Pensa che il mio rabbino qualche settimana fa stava tornando a casa, era venerdì pomeriggio, quando si è dovuto fermare a cercare una cosa che gli era caduta dalla tasca. Quando ha ripreso a camminare, dopo pochi minuti lo ha sorpreso il tramonto ed era iniziato lo Shabbat. Un altro avrebbe dovuto fermarsi, ma il mio rabbino è così bravo che, pensa: per il resto del mondo era già sabato, ma attorno a lui era ancora venerdì”

    Per qualcosa di meglio (in inglese): http://www.aish.com/jewlarious/completejokelist.asp

  16. gennaio 26, 2009 alle 21:43

    Oh, eccola: questa è presa dal sito ed è carina. Un rabbino sta tornando a casa quando vede un amico, uomo pio e colto, spesso in grado di battere il rabbino stesso nelle discussioni a soggetto religioso. Il rabbino accelera il passo per raggiungerlo quando, con orrore, lo vede entrare in un ristorante cinese strettamente non kosher. Dalla porta, lo vede scegliere pietanze dal menu. Pochi minuti dopo, il cameriere torna portando piatti di costine di maiale, gamberi in salsa di aragosta, polpa di granchio e altri cibi a cui il rabbino non riesce neanche a pensare senza un moto di ribrezzo.
    Come l’amico afferra le bacchette e inizia a mangiare, il rabbino si getta nel ristorante e lo sgrida veementemente. “David, che stai facendo? Ti ho visto entrare in questo ristorante, ordinare queste fetenzie, e ora te le stai mangiando in violazione di tutte le nostre norme alimentari e con un evidente piacere che non si confà di certo alla tua fama di uomo pio!!!”
    “Rabbino, mi ha dunque visto entrare nel ristorante?”
    “Sì!”
    “Mi ha visto ordinare questi cibi?”
    “Sì!”
    “Ha visto il cameriere portarmeli?”
    “Sì!”
    “E mi ha visto mangiarli?”
    “Sì!”
    “E allora, dov’è il problema? Tutto il pasto ha avuto luogo sotto stretta supervisione rabbinica…”

  17. gennaio 27, 2009 alle 07:04

    Quest’ultima è geniale.
    Ma che casino ragazzi.
    Si puo’ riassumere “kosher” con “fatta la legge, trovato l’inganno”?

  18. gennaio 27, 2009 alle 09:43

    bostoniano… thanks god!!! tra i pochi che han capito la mia essenza senza chiedere!! mi alzo dai ceci solo per inchinarmi.

  19. gennaio 27, 2009 alle 14:31

    Mint: più che altro, è gente che ha avuto seimila anni per imparare a non farsi opprimere troppo da un dio un po’ fumantino. Logico che abbiano raggiunto vette artistiche elevatissime.
    mauvaiseganja: ma dai? E io che pensavo di aver detto una cazzata… 🙂

  20. gennaio 27, 2009 alle 22:53

    se gli dici che è difficile averci a che fare, minimo ti danno del razzista.

  21. gennaio 28, 2009 alle 07:19

    La prossima volta venite a cena da me. Vi fo fare il ramadam a tutti.

  22. gennaio 28, 2009 alle 16:29

    a me ha fatto ridere questa:

    Question: Why are synagogues circular?

    Answer: So the congregation can’t hide in the corner when the collection plate goes around.

  23. gennaio 28, 2009 alle 17:35

    ochetta: dipende sempre da come. Comunque, aspetta un pochino e lo diranno loro stessi!
    zeus: dai, la tua cucina non è così terribile… Basta non capitare la sera delle patatine con la maionese
    katika: ce n’era una di come un pastore protestante, un prete cattolico e un rabbino dividevano le elemosine fra la parte per loro e quella per il signore. Il protestante tracciava una linea, ci si metteva a cavallo, lanciava le monete per aria e tutto quello che cadeva da una parte era suo, il resto per il Signore. Il cattolico tracciava un grosso cerchio per terra, ci si metteva al centro, lanciava le monete per aria e tutto quello che cadeva nel cerchio era suo, il resto per il Signore. Il rabbino lanciava semplicemente le monete in aria, lasciando che il Signore prendesse al volo quelle che reputava opportune e tenendosi quelle che cadevano a terra.

  24. gennaio 29, 2009 alle 20:21

    Da questo post ho imparato che esiste il vino israeliano.
    Voglia di vino israeliano.
    🙂

  25. gennaio 29, 2009 alle 22:56

    carina questa, bostie!

  26. gennaio 30, 2009 alle 19:43

    cilidif: alcuni sono buoni, ma nella media sono più una curiosità che altro. Almeno a giudicare da quello che si trova fuori da Israele. Poi, anche se quello che abbiamo bevuto era accettabilissimo, ho sentito parlare malissimo dei vini mevushal. La pastorizzazione gli dà un sentore di cotto.
    Kat: 🙂

  27. febbraio 4, 2009 alle 10:15

    Immagina a preparare un

  28. febbraio 4, 2009 alle 10:18

    ops, mi è partito il commento…
    dicevo, immagina di preparare una cena, sotto Pasqua, con invitati: cattolici praticanti, musulmani, vegetariani e vegani… ammetto che mi mancavano rappresentanti ebraici… provero’ a trovarli per la prox volta ;);););)

  29. utente anonimo
    marzo 2, 2009 alle 09:44

    culo hai culo … sempre meglio di mio padre che ando’ in montagna per un’escursione con un suo amico rabbino e si presento’ senza nemmeno una fettina di bresaola:Pancetta salame e speck… sto povero cristo(opsss) mangio pane sordo e resto’ affettuosamente amico di mio padre.
    MammaAnna

  30. marzo 2, 2009 alle 15:13

    Kim: praticamente hai servito carote crude… E per i “must have” come hai fatto?
    MammaAnna: beh, sì, ho avuto culo ma mi pare di essermi preparato un tantino meglio! In effetti, due erano le cose: o sarebbe finita una bella amicizia o il rabbino si sarebbe affezionato ancora di più a questa cara, distratta persona 🙂

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