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Archive for novembre 2007

Won’t get fooled again

novembre 29, 2007 18 commenti

Con questa, direi che mi sono succhiato la banda mensile di upload, quindi la faccio basta.

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Baba O’Riley col salto della quaglia

novembre 29, 2007 16 commenti

Eh, già: appena il batterista spara la rullatona iniziale, il CD con la base salta! Meno male che il batterista lo riprende al volo, io già stavo svenendo. La chitarra si sente poco, ma è così per tutto il concerto.

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L’audio arriverà prima o poi…

novembre 26, 2007 50 commenti

Per ora, approfittando di quelli che sembrano gli accorgimenti di quei fotografi professionisti che realizzano scatti del/la vostro/a figone/a preferito/a completamente nudo/a ma sapientemente compromettendo la visibilità delle parti interessanti e che invece sono stati ottenuti in modo del tutto casuale grazie all’imperizia del fotografo, beccatevi una foto dei Who’s 1st al gran completo

e una del solo Bostoniano

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Potere delle allitterazioni

novembre 25, 2007 18 commenti

Qui la pasta di Fissan non si trova, quindi usiamo un prodotto analogo che si chiama Balmex. Nonostante Pigrazia non sia una fan del simpatico complessino, in questi giorni capita di sentirla intonare

"Perché è arrivato Balmex
che shpalma la merda in faccia
e a tutti una focaccia
di merda shpalmerà…"

Computo dei danni

novembre 25, 2007 14 commenti

Un piede dolente (cammino come il dr. House)
Un dito affettato
Una corda rotta
Tutte le giunture in fiamme
Un paio di guanti persi
Cinque ore dormite male
Un casino per casa

Direi che, come esordio, è stato un buon concerto…

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Il preferito di Davide

novembre 24, 2007 10 commenti

"A chi vuoi più bene, al papà o alla mamma?"

A me, questa domanda è sempre parsa cretina e carogna: il bambino ce l’avrà pure il suo preferito, ma ti rendi conto in che problema diplomatico lo metti? A chi dei genitori dovrà dare una coltellata al cuore per fare piacere a te, spesso perfetto sconosciuto o quasi, di età avanzata (che di norma ai bambini non fa simpatia, a meno che non sia il nonno), con quel sorriso che al pupo ricorda più la strega di Hansel e Gretel che un’espressione accattivante?

Eppure, come premesso, i bambini il loro preferito ce l’hanno e il modo migliore di scoprirlo non è chiederlo ma osservarli. Specie quando non parlano ancora e sono privi di malizia, basta vedere con chi è che fanno più feste, moine, sorrisi, urletti eccetera.

E noi Davide lo abbiamo osservato, e abbiamo anche avuto modo di vedere chi è il suo preferito.

Davide fa più feste, moine, sorrisi, urletti, saltelli e balletti

quando davanti a lui c’è

Davide.

O meglio, la sua propria immagine riflessa allo specchio.

Stiamo per caso crescendoci un Berlusconi in seno?

Il dì delle ricette 2) tutte le altre

novembre 24, 2007 16 commenti

Miiiii! È venuto bene incredibilmente tutto. Ma non "bene" che dici "il sapore è buono", "bene" che dici "ma è tutto assolutamente giusto!" E quindi, eccoci qui a raccontare a chi interessa.

Partiamo dai ravioli di zucca. Per 4 persone, ossia circa 40 ravioli, ci vuole (ho scoperto poi, dopo aver abbondato assai troppo) mezza zucca grossa circa quanto un melone; due manciatone molto abbondanti di parmigiano; più o meno altrettanta mollica di pane raffermo passata in forno a 150 gradi per un dieci minuti; due uova; due etti di farina, più quella necessaria a infarinare il piano; spezie a piacere, io ho usato maggiorana, noce moscata e 4-grani-4 di pepe di Szechwan, che non so se in Italia si trova e sono tristissimo all’idea di non trovarlo; salvia fresca; burro; altro parmigiano.

Come fare il ripieno: taglia la zucca in 2-3 spicchi, copri la polpa con la carta d’argento e inforna a 220 gradi per una mezz’oretta. A quel punto sarà cotta ma, se ti sembra un po’ troppo umida, leva la carta, abbassa il forno a 120 gradi (esiste? Boh…) e asciuga pian piano. Nel frattempo, metti il pane precedentemente asciugato in forno in un robot da cucina (che do per scontato che tu abbia), frullalo a secco con le spezie. A zucca pronta, sbucciala e metti la polpa nel robot assieme al parmigiano e al pane frullato. Una volta che l’impasto è omogeneo, sei a posto. Io per prudenza terrei un po’ di pane da parte: se vedi che il composto è lento, puoi buttarcene dentro un po’.

Come fare la pasta: impasta uova e farina, poi fai una palla, avvolgila nella pellicola e mettila un’oretta in frigo. Tira la sfoglia nella macchinetta (che do per scontato che tu abbia) cercando di farla sottilina.

Come fare i ravioli: stendi una striscia di pasta , metti una pallocchetta di impasto grossa quanto una nocciola distanziando le pallocchette di circa un dito pollice. Inumidisci i bordi. Piega la pasta a metà a coprire il ripieno e premi bene fuori l’aria. Fin qui la teoria. La pratica gronda di lacrime e sangue: è quel momento in cui prendi atto che anche questo è bricolage e tu sei sempre stato negato, ma poi ti consoli pensando che i ravioli hanno quell’aria di fatto a mano che si capisce che Giovanni Rana non è passato per il tuo frigo. Taglia i ravioli con un coltellino (se non hai la rotellina fighetta che fa i merlettini), buttali in abbondante acqua bollente salata, tienceli fino a che non odorano di cotto (quando vengono a galla + qualche decina di secondi). A parte, avrai fatto andare abbondante burro e salvia in una pentolina. Scola i ravioli in una zuppiera calda, versaci su burro, salvia e parmigiano, mescola e levati la soddisfazione di sentire la tua amica riminese che solo un anno fa ti aveva umiliato con le sue tagliatelle fatte a mano dire "Ma sono venuti una MERAVIGLIA!!!"

Saltiamo a piè pari il secondo perché ho fatto solo il contorno, banali patate novelle arrosto, e parliamo del dessert. La mia amica aveva portato una torta di ricotta, io ho deciso di contribuire con una salsa di frutti di bosco di quasi imbarazzante semplicità: una busta di misto bosco surgelato buttata in pentola con un dito di vino rosso, un paio di cucchiaiate di zucchero e un cucchiaino di spezie miste per il vin brulè, che mi avevano appena regalato. OK, a volerle fare da soli, c’è dentro cannella, chiodi di garofano, scorza d’arancia e un affare che si chiama "allspice", sono grani simili a pepe. Bollire il tutto fino a che il vino (e il succo dei frutti) sciroppa e passa la paura.

Naturalmente, dall’esperimento "ravioli" mi sono avanzati due terzi della pasta (sì, perché avevo usato 5 uova e mezzo chilo di farina). Beh, riciclata oggi! Fatto le tagliatelle. Condite con un sugo fatto stracuocendo un paio di pezzi di coniglio con sedano, carota, cipolla, un po’ di funghi secchi, vino, qualche pomodoro pelato e un rametto di rosmarino. Un po’ prima di fine cottura, si sfalda la carne a botte di forchetta, si eliminano le ossa e si rimescola il tutto. Poi, zuppierona piena, dentro le tagliatelle scolate, su il sugo e il parmigiano, un po’ d’acqua di cottura e mescolare senza riserve. Buone pure queste. E anche quest’anno, niente tacchino!

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Il dì delle ricette: 1) La Carbonara (con sorpresa finale per vegetariani)

novembre 22, 2007 20 commenti

Abbostonia’, ma come: parli, dici, cosi, ringrazziamento deqquà, ringrazziamento dellà, e mòcce vieni ca’a ri(s)cetta da’a Carbonara? Guarda ca’a sapemo, sa’?

Lo so. Immagino. Mi va di darvela lo stesso, sì? Perché quella che ho fatto per pranzo per Pigrazia e me è venuta benissimo e ho deciso che non posso tenermi il segreto. Perché la Carbonara è come il Martini: in fondo è solo le giuste percentuali di vermouth dry e di gin, però è molto di più. Contraddizione? E chissene. È quello ma è di più perché è anche il vermouth giusto per il gin giusto. La buccina di limone strizzata oppure l’oliva (mai entrambe). Il giusto tempo nel ghiaccio, non di più e non di meno. Mescolarlo o scuoterlo o addirittura, come piace a quel pervertito di Umberto Eco, servirlo on the rocks. Decidere se il vermouth serve solo a sciacquare omeopaticamente il ghiaccio o se debba essere una presenza. Aggiungere un goccio di assenzio, come ultimamente va di moda. Insomma, si parte da un’idea e poi, come diceva quello scultore, si leva tutto quello che non assomiglia all’idea.

E la Carbonara è così: si può preferire la pancetta normale, quella affumicata o il bacon. Si può giurare che ci vada il guanciale (pare storicamente che sia più filologico il bacon). Si può addirittura avere solo un pezzo di gambo di prosciutto crudo, come noi oggi. Però bisogna avere un’idea e seguirla. E la mia idea è: l’uovo deve fare una crema con il formaggio. Il salume deve essere croccante. La pasta deve essere spaghetti o bucatini. Si deve sentire il pecorino. Pepe in giusta quantità. Mai, ripeto, mai la panna, indegna e inutile perversione.

E quindi, ancora prima di mettere su l’acqua per la pasta, farai il salume a dadini (ovvio che ti sei procurato una-due fette spesse e non tante fettine sottili, a meno che tu non parta dal bacon, che lì c’è poco da scegliere) e lo metterai in una padella grande abbastanza da contenere la pasta che stai per cuocere, che porrai poi sul fornello a fuoco dolce.

Quindi metti su l’acqua, la sali quando bolle e ci butti dentro la pasta.

A parte, gratti parmigiano e pecorino in quantità pressoché pari. Sbatti un uovo a persona se le uova sono normali. Se invece hai comprato di quelle uova che non si può neanche immaginare la povera gallina che sofferenze abbia subito durante la deposizione (visto che tutte le galline hanno, fino a prova contraria, il culo uguale), calcola un uovo e un rosso per due persone, due uova per tre e così via. Sala poco, pepa un po’ e sbatti.

Quando la pancetta sarà croccante e la pasta cotta al dente, è il momento clou. Qui ti giochi tutto in tre minuti, quindi occhio agli accorgimenti che spiegherò.

  1. Togli la pancetta dalla padella e mettila da parte in caldo. Vuoi che rimanga croccante, no? Allora dammi retta: ora non deve vedere l’umido. Ovviamente, lascia tutto il grasso che ha cacciato nella padella
  2. Scola la pasta, passando poi rapidamente la pentola sotto il colapasta: ti servirà a raccogliere un po’ dell’acqua di cottura, che ti tornerà utile
  3. Rovescia la pasta nella padella (fuoco dolce ancora acceso) con il grasso della pancetta. Rotolacela bene. Aggiungi pepe.
  4. Metti un po’ di formaggio grattugiato con la pasta e aggiungi un po’ (poca) di acqua di cottura. Mescola velocemente a fare un primo abbozzo di crema.
  5. Spegli la fiamma e mescola ancora un po’
  6. Aggiungi di corsa l’uovo, mescola bene e aggiungi il resto del formaggio. Se ti pare che si stia rapprendendo troppo velocemente, butta un altro po’ di acqua di cottura (ma POCA!)
  7. Quando l’uovo-formaggio ha la consistenza di una crema (MAI arrivare all’effetto frittatina, ma evitare anche l’effetto uovo crudo) buttaci dentro quasi tutta la pancetta e mescola.
  8. Passa la pasta nei piatti (caldi), finisci con la pancetta rimasta e porta a tavola.

Ecco fatto

Ah, sì, la sorpresa per i vegetariani (non vegani, spiacente). Bisogna partire parecchio prima, però. Sostituire alla pancetta delle zucchine (una a persona, direi) fatte a fettine sottili e stufate con olio, aglio, parecchia cipolla, sale, pepe e basilico. Se del caso, aggiungere poca acqua per evitare che attacchino. Cuocerle fino a che sono completamente morbide, spappolarle grossolanamente col mestolo, alzare la fiamma e lasciare che si formino un po’ di rosolature. A pasta pronta, procedere come per la carbonara normale, tranne che non ci sarà bisogno di mettere le zucchine da parte, che qui il croccante non c’è. E se volete il croccante, meglio che teniate da parte qualche rondella di zucchina, la infariniate e friggiate e la serviate sopra la pasta alla fine di tutto. Altro basilico a listarelle aggiunto a crudo è un bel tocco.

Vedete che un post ci usciva?

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Miiiiiiiiiiiinchiaaaaaa….

novembre 20, 2007 23 commenti

Cioè… là fuori…



NEVICA!!!

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Si ringrazia nuovamente!

novembre 20, 2007 28 commenti

Giovedì è di nuovo il ringraziamento. È già passato un anno da quel post, sono successe tante di quelle cose che sembra successo un paio di giorni fa, ma tant’è. E naturalmente, qui si replica l’ormai tradizionale cena degli anatacchinici. Il menu che sta prendendo forma prevede:

  • Antipasto da stabilirsi (forse lo salteremo a piè pari)
  • Ravioli di zucca al burro e salvia (spero di trovare una ricetta convincente. Si accettano consigli purché siano semplici, senza trovate fantasiose tipo briciole di amaretti, che costano quasi 30 euro al chilo, o caramelle di menta, che sono una perversione inaccettabile)
  • Arrosto di manzo con patate e qualcosa di verde da stabilire
  • Qualche dolce, probabilmente al cioccolato (oppure una tarte tatin)

Ho un paio di bottigline giuste assai, fra cui un bel brunellino e un Casalferro. Anche per quest’anno, i tacchini no pasaran!